scritto da on Riflessioni d'autore

Nessun commento

Questo articolo sembrerà contraddittorio e invece segna il confine tra il mio "fu" e il mio "sarà" (forse).

Si perchè la mia idea di realtà è profondamente cambiata dai tempi del liceo. Un tempo, quello del liceo, in cui ero profondamente sognatore ed idealista. Avevo, per così dire, degli obiettivi filosofici e una visione della vita di un certo tipo. Ideali di giustizia, ambientalistici, di pacifismo e che tutti i problemi potessero essere risolti senza violenza.

Un tempo pensavo che l'uomo fosse un problema per il pianeta ma che con le scelte giuste potesse invertire la rotta. Credevo che la realtà potesse essere migliorata, credevo che non fosse un'utopia come lo penso adesso. Quando si è giovani e non si conosce abbastanza ciò che si ha intorno si vede tutto un pò più rosa. Ed è naturale che sia così, perchè da giovani si ha potenza sessuale e fisica affinchè ci sia riproduzione della specie, poi con l'invecchiamento tutto decade perchè il compito è finito. Se non ci fosse voglia di vivere non ci sarebbe miglioramento della specie perchè l'individuo contribuisce all'evoluzione della specie stessa.

Insomma ero profondamente solidarista. Credevo che lil compito di tutti gli individui dovesse essere quello di contribuire al miglioramento della società, se necessario sacrificarsi per essa. Cedere qualche privilegio per la comunità. Per questo partecipavo spesso ad iniziative sociali soprattutto in campo ambientale. Volevo rendermi utile, volevo dare il mio contributo a migliorare ciò che mi circondava.

Con il passare del tempo, con la maturazione, soprattutto dopo aver trovato lavoro ed aver conosciuto la società e la gente che la compone le mie idee cominciarono a scricchiolare. Vedevo che il mondo intorno a me che, nonostante i problemi ambientali, economici, sociali, pur sostenendo idee giuste, continuava a vivere una vita con scelte in controtendenza alle loro idee. Insomma una società sempre più ipocrita che faceva finta di non vedere mentre alzava la bandiera e marciava per le strade. Ad esempio tutti sono contro la guerra ma poi quando ciò per cui si combatte tocca il proprio interesse, i propri privilegi..beh non ci arrabbiamo più di tanto. Tutti amiamo gli animali ma poi a tavola ci esprimiamo in tutt'altro modo. Tutti siamo rispettosi per l'ambiente ma poi difficilmente rinunceremmo ai nostri gadget tecnologici e alla nostra auto. Ogni scelta che compiamo ogni giorno va nella direzione opposta a quello che pensiamo di credere. Non penserete che il vostro impatto sul pianeta sia neuro o positivo?

Così mi sono chiesto.

"Chi me lo fa fare a rinunciare a ciò che amo, che mi fa godere dei piaceri della vita se la gente che mi circonda non fa nulla per aiutarmi?"

"Perchè dovrei sacrificare me stesso per aiutare chi non vuole aiutarsi?"

In quel momento vivo in un perenne conflitto. Credo sempre in quegli stessi ideali, penso che siano giusti ma che purtroppo saranno irrealizzabili e pertanto non mi sbatto poi più di tanto per convincere gli altri. Si magari faccio la raccolta differenziata, non compro prodotti derivati dall'uccisione di animali ma è più per la mia coscienza che per il futuro del pianeta. Non ci credo poi così tanto, anzi. Credo proprio che il futuro sia segnato. A volte penso che sia meglio accelerare questa tendenza, magari si arriverà ad un punto di rottura e si spezzerà questa agonia del pianeta. E' proprio questo che sostengo quando vengo fermato da quei volontari di GreePeace, Amnesty International ecc ecc. Spiego loro che il destino ormai è inevitabile, che la popolazione umana del pianeta è in continua crescita mentre le risorse sono sempre le stesse. Il consumo del territorio corre spedito e i diritti umani peggiorano ovunque, per non parlare poi delle guerre.

Il mio ego poi ha subito uno stravolgimento, col conoscere gli altri (a causa dell'università e il lavoro) mi sono reso conto poi che forse non ero così male come mi descrivevo. In gioventù infatti avevo una profonda disistima di me stesso. Mi ritenevo un mediocre e un buono a nulla. Frequentando poi la gente mi sono reso conto di essermi sottovalutato e che in realtà la mia intelligenza e le mie scelte sono molto al di sopra della media rispetto alla gente che mi circonda. Ora credo che, relativamente ai miei compiti e potenzialità, penso di essere un individuo molto migliore di quelli che incontro tutti i giorni. Al lavoro poi lo sono di certo, ovunque sia stato, viste le mie tre esperienze in tre ambiti lavorativi diversi.

La mia rabbia così ha cambiato obiettivo. Prima era verso l'indeterminato ora è verso la gente. L'inettitudine che mi circonda mi mette ogni giorno alla prova. Per me accettare le scelte irrazionali di ognuno è una tortura. Sono cambiato profondamente. Sono diventato intollerante e spesso serro la mascella per non cadere nello scontro verbale e addirittura fisico.

Molto spesso lo dichiaro apertamente anche al lavoro. "Si io sono molto più efficiente di tutti voi" e per risposta si mettono a ridere pensando che lo dica per scherzo ma non lo è. Credo che se la società avesse più persone come me con senso civico, di giustizia, etico e solidale allora sarebbe tutto migliore.

Sono ad un punto di svolta. Credo di essere in una fase di passaggio dove ancora il meglio di me stia vincendo (a fatica) ma che il peggio possa prendere il sopravvento. A volte penso: "Ma chi me lo fa fare a rinunciare a questo e quello per il bene del pianeta se tra 30 anni non ci sarò più? Cosa mi importa del mondo degli altri che non hanno fatto nulla per meritarselo e forse lo hanno voluto anche distruggere per manifesta indifferenza e menefreghismo?

scritto da on Attualità, Riflessioni d'autore

Nessun commento

Prima di addentrarci nel cuore di questo mio articolo devo premettere che non sono un NOVAX. Io credo nel metodo scientifico, credo che nel caso del covid19, la tesi per cui vaccinarsi abbassi la diffusione del virus e la mortalità (almeno stando alle conoscenze attuali) sia corretta, ma credo anche che oltre agli interessi della moltitudine vi siano anche interessi individuali. Certo a volte questi ultimi sono da sacrificarsi per il bene comune ma come è ovvio è una scelta individuale che è mossa da motivi individuali. Io ho scelto di preferire il mio interesse a scapito della società in cui vivo. E' brutto dirla così ma credo che alla fine di questo mio articolo lo sarà un pò meno.

Da giovane non ero così, ero fortemente idealista e sognavo un mondo perfetto, ero convinto, come molti giovani di adesso, che fosse possibile cambiare davvero il mondo. Adesso a 50 anni non lo credo più. Come scritto in questo mio blog e come sostenuto da numerosi intellettuali tra cui uno che seguo, Umberto Galimberti, l'occidente è destinato a finire. Il suo declino è inevitabile per vari motivi, primo perchè per sostenere il nostro stile di vita dovremo continuare a sfruttare il pianeta con ritmi sempre più crescenti. Poi perchè la popolazione mondiale è in costante aumento così come il tenore di vita delle popolazioni del terzo mondo. Per cui lo sfruttamento sostenibile in questo scenario è inattuabile. Quindi in un mondo che tenderà all'implosione, dove il denaro è l'unico valore che muove e decide ogni cosa, dove la libertà, i diritti umani, sono secondari, non ha più senso lottare per cambiarlo perchè è impossibile. Non esiste, dice sempre Galimberti e altri filosofi contemporanei, una alternativa a questo stile di vita. Per cui lottare per salvare il pianeta lo vedo come un prolungamento di una agonia piuttosto che un tentativo di invertire la rotta. Per cui a mio parere piuttosto che reagire al declino sarebbe più umano accelerarlo per resettare tutto e ricominciare daccapo. I miei spiriti idealistici sono morti, come spesso accade invecchiando. Non credo dunque in questa società, non credo nei valori su cui si fonda, cioè il denaro, l'economia e la Tecnica che è la più alta forma di razionalità che non ha secondi fini tranne quella di potenziare se stessa e che non si fermerà mai. Non ho fiducia in una società occidentale, fondamentalmente cristiana, e in quanto cristiana, fondamentalmente individualista perchè per un cristiano l'unico obiettivo è salvare la propria anima per un'aldilà sereno, perchè per il cristiano la vita è eterna e quindi la società viene dopo il proprio io. Non è un caso che nelle società più laiche le cose vadano meglio. I paesi nordici oppure il Giappone ad es. dove il bene comune viene prima di tutto, la situazione di degrado è molto meno evidente che da noi.

In questo scenario quindi, perdonatemi non me la sento di optare per la vaccinazione che come motivo sia come dicono molti: "Bisogna vaccinarsi per il bene del prossimo, perchè se non ti vaccini, diffondi il virus e metti in pericolo i più indifesi". Il principio della solidarietà non regge. Basta vedere le cronache recenti, i continui episodi di violenza pubblica dove i testimoni della stessa non intervengono. Io ne ho avuto una esperienza diretta, vedi articolo di qualche anno fa, Vivere insieme ... morire da soli. Poi se dobbiamo prendere ad esempio l'Italia, questo motivo non regge ancora di più, pensiamo davvero di essere tra i paesi più virtuosi? Ricordo che l'evasione in Italia è la più alta in Europa. Ogni anno 110 miliardi di euro non vengono dichiarati al fisco. Le tasse sono esattamente la forma più solidale di una società. Attraverso il contributo economico si sostiene la sanità, la scuola, l'ordine pubblico ecc ecc.

Messa da parte la solidarietà in cui non credo, almeno in quella degli altri, io l'ho persa tempo fa, rimane la scienza. E' vero, i dati statistici dicono che la vaccinazione protegge dal contagio e dalla morte. Altri dati però non fugano però completamente ogni dubbio. Non mi fido molto delle dichiarazioni altrui e ho la pessima abitudine di andare a verificare sui siti istituzionali come Ministero della salute, ISS, IARC, OMS e spesso trovo notizie contrastanti. L'ultima che è venuta fuori, nel momento in cui sto scrivendo questo articolo, è quella sulla origine delle varianti virali. Secondo alcuni sarebbe causata dalla mancata vaccinazione, altri dalla lunga incubazione virale in molti individui che non riescono a battere il virus e ancora che sarebbe addirittura causata dalla vaccinazione stessa. Tutte queste ipotesi sono state espresse sui media, mentre le prime due sono state accolte senza alcuna polemica, la terza, espressa sia da qualche tecnico che da un politico (Matteo Salvini) è stata subito affossata. Io però prima di fidarmi della opinione comune ho verificato le fonti e ho trovato sul sito dell'ISS la conferma. Varianti virali

D'altra parte che i ceppi vaccino o batterico resistenti vengano fuori da una intensa attività di vaccinazione o antibiotica non è un segreto. In molti allevamenti intensivi di animali succede questo. Negli ospedali vi sono i più pericolosi batteri esistenti, e secondo la stessa ipotesi, si pensa che siano selezionati proprio dalle continue attività antibiotiche. Non capisco dunque il motivo per cui di tre ipotesi elencate nel sito dell'ISS se ne accettino come veritiere due e non la terza. Forse perchè adesso non si sa che fare e il male minore sia quello di vaccinare? Forse per interessi economici anche per l'industria del farmaco? Forse perchè per far riprendere l'economia dobbiamo far uscire le persone e consumare e la prima ipotesi, quella di ridurre la circolazione del virus (isolando le persone), non sia percorribile? La soluzione più normale alla diffusione del virus infatti è quello di impedire che salti da una persona infetta ad una non infetta. Se impedisci alle due persone di avvicinarsi l'una all'altra hai praticamente battuto il virus, eradicandolo!!! Ma questo confligge con il PIL.

La questione delle morti poi non regge. Se è vero che dobbiamo obbligare le persone a vaccinarsi per diminuire le morti allora non mi spiego come mai non si combatta allo stesso modo il fumo attivo e quello passivo che uccide anche chi non fuma. Secondo sempre il sito del Ministero della salute italiano, ogni anno vi sono 80 mila morti attribuibili al fumo. A queste si aggiungono i milioni di individui che debbono curarsi e che intasano i reparti ospedalieri esattamente quasi come gli infetti da covid19. Se davvero ci stanno a cuore le morti delle persone si dovrebbe iniziare a contrastare ciò che ne provoca di più e che magari sono causate direttamente da scelte umane e non naturali come i virus. Si i virus, ammesso che la loro comparsa sia davvero naturale, perchè si discute anche di questo, siamo sicuri che l'attuale forma virale sia nata per caso o forse sia stata causata dalla leggerezza umana in campo sperimentale? Altre forme infettive sono nate negli allevamenti di animali, basta vedere l'aviaria, il morbo della mucca pazza, e, come teme qualche scienziato (Ilaria Capua) anche la peste suina in un futuro non troppo lontano.

Poi ma non meno importante, gli effetti collaterali. E' vero, sono insignificanti ma pur sempre non sono zero. Perchè dunque, in una situazione di salute dovrei assumere un farmaco che ha degli effetti collaterali documentati e che, alla luce delle conoscenze attuali, non si conoscano possibili effetti dannosi a lungo termine? Molti altri vaccini arrivano sul mercato dopo una lunga sperimentazione e uso di diversi anni. In questo caso, a causa della intensa pressione mondiale, dovuta principalmente all'economia in crisi, abbiamo partorito un vaccino in circa un anno. Inoltre questi vaccini non sono come i vaccini passati. Il classico vaccino è costituito da un patogeno attenuato (senza la patogenicità, senza il materiale genetico) che sollecita il sistema immunitario a produrre una reazione anticorpale. Questi invece sono mRNA o mDNA, cioè materiale genetico che induce la nostra cellula a produrre una parte del virus che a sua volta produce una reazione anticorpale. E' più una terapia genica. Si veda a tal proposito l'unico video scientifico completo presente su youtube (non italiano ma francese) che potrete seguire coi sottotitoli di youtube in italiano. Essendo una terapia genica come possiamo escludere che, soprattutto quelli a mDNA non entrino nel nucleo cellulare e ricombinino il nostro DNA?

Altro motivo. Io mi conosco molto bene. Non prendo influenze, febbre e robe varie da più di 30 anni. Non faccio mai vaccini di nessun tipo, perchè dunque dovrei ritenere che questo sia diverso? Non tutti coloro che si infettano si ammalano e moltissimi neppure se ne accorgono. Perchè quindi dovrei proteggermi da un qualcosa che a mio parere, per il mio corpo, sia del tutto innocuo? Non escludo che possa avere ripercussioni serie in caso di infezione ma è un rischio che sto correndo, è una mia scelta.

Si una scelta. Perchè non tutti lo sanno ma la legge non impone la vaccinazione perchè per adesso non è obbligatoria, è una scelta, perchè credo che in fondo la scienza e la politica sappiano che, alla luce della situazione attuale, l'imposizione non sia necessaria e credo non sia neppure conveniente. Lo stato non se la sente quindi di prendersi delle responsabilità imponendo una cura obbligatoria e forzata, è ovvio. Se ci fossero i numeri lo avrebbe già fatto. Credo che attualmente la scienza abbia deciso che questa pandemia non sia ancora temibile come si pensi perchè quando lo sarà allora tutti i paesi del mondo andranno verso l'obbligatorietà. Adesso ipocritamente ci si limita ad escludere, a limitare la libertà altrui attraverso un insignificante documento verde, il GreenPass che scarica su di te la responsabilità della scelta che dovrebbe prendersi lo Stato. Oltretutto, vista la non obbligatorietà del vaccino ritengo che arrivare al licenziamento per mancanza di greenpass sia lesivo del principio costituzionale e che tra qualche anno qualche giudice se ne renderà conto. Adesso la criticità economica limita i diritti costituzionali ma presto la verità verrà a galla. Quindi, non sono un criminale. Non additatemi come il colpevole di un qualcosa. Sto solo scegliendo quello che la legge mi da l'opportunità di fare.

Concludendo quindi, se riconoscessi la società in cui vivo vicina ai miei principi, si....mi sarei vaccinato, avrei sacrificato in parte me stesso, la mia individualità per il bene comune. Purtroppo non mi riconosco in questa società e se devo dirla tutta, non mi riconosco nella specie umana che non ha alcun rispetto per il pianeta in cui vive e per le altre forme di vita. Forse chiedo troppo ad una specie che segue l'istinto che proprio la natura le ha dato, quello della sopravvivenza, quello di predominare su tutto e tutti per sopravvivere e perpetuare se stessa. L'uomo però, oltre agli impulsi ( sessualità e aggressività) per la riproduzione e difesa della prole, ha anche la coscienza di se. Ha la possibilità di valutare gli effetti del proprio agire ma nonostante questo sta distruggendo tutto. Parafrasando il film Matrix, ecco cosa è l'uomo per gli alieni. Eccovi il video. Si per l'agente noi siamo un virus...ironico vero?

In conclusione, quindi, scusatemi ma non sono un eroe e francamente non mi va di esserlo. Ecco i motivi per cui non mi sono ancora vaccinato.

scritto da on Attualità, Diritti umani, Informazione, Politica, Riflessioni d'autore

Nessun commento

Prima il Nord, prima la Lombardia, prima la Sicilia, prima le famiglie "normali", prima l'Italia. Dopo si passa al "No ai....". Infine si promulgano leggi che perseguono l'uno o l'altro. Il passo è breve. Nel medioevo vi era la peste nera, ora vi è la destra nera. In tutta Europa predomina l'esclusione, l'emarginazione e molto più spesso la persecuzione del diverso. Se non sei me allora sei contro di me. La cosa peggiore però è che gli ultimi accusano altri ultimi. Prima vi era la lotta di classe, padrone contro operaio, ora, il nemico dell'operaio e del padrone è il mercato, che decide tutto nel male e nel bene, come si fa a fare la lotta contro il mercato?

La globalizzazione ha cambiato il mondo, ha cambiato la politica che ha cambiato l'idea del nostro vicino. Ora diffidiamo non più del potente ma del vicino di casa, del confinante e dello straniero. La colpa non è di chi non sa governare i fenomeni e risolvere i problemi ma del vicino che minaccia il tuo status.

Il volto e la colpa di tutto questo è il Salvini che cavalca il malcontento indirizzando la lama verso il proprio vicino piuttosto che verso di lui che ci governa. Così la politica non è più la casta, ora viene osannata e addirittura oggetto di baciamano e abbracci. Noi siamo cambiati, siamo stati cambiati dalla politica m a non siamo riusciti a cambiare la politica. I problemi sono irrisolti ma adesso la colpa dei problemi è nel diverso, anche se questo diverso è in minoranza.

Il Salvini di turno ha imbarbarito il linguaggio, sdoganato l'odio e la violenza. Ha riesumato gli spiriti del ventennio e se il ventennio dovesse prospettarsi allora io sono pronto. Imbraccerò il fucile, canterò Bella Ciao e sarò partigiano per difendere i valori della libertà, uguaglianza e democrazia. Sono pronto, già da molto tempo non mi piace più il mondo in cui vivo e se dovrò morire allora lo farò nel tentativo di provare a cambiarlo.

Beh io non ho mai visto grigi ma bianco e nero. Se da una parte c'è il giusto dall'altra c'è lo sbagliato. Se da una parte c'è la giustizia dall'altra l'ingiustizia. Io ho deciso da che parte stare....e tu?

God bless Amazon

Mag
2021
29

scritto da on Attualità, Economia e finanza, Riflessioni d'autore, Tecnologia e innovazione

Nessun commento

Beh che dire, per uno come me che non è certo credente e per giunta ammira la grecità passata, per un certo senso nominare invano dio è un sacrilegio ma la mia riconoscenza verso Amazon mi obbliga a esprimermi in maniera cristiana come voi affinché capiate come mi sento. Così per osannare e ringraziare questa piattaforma che ha rivoluzionato il modo di acquistare devo obbligatoriamente esagerare.

Nessuno, sia nel fisico che nel digitale, offre servizi all'altezza di Amazon. Mi spingo a dire che la sua funzione va oltre lo scambio di merci e denaro. Amazon è una filosofia di vita dove il cliente deve rimanere soddisfatto, è obbligato a rimanere soddisfatto. Perché se non lo sei "restituisci" e amici come prima. Una piattaforma che soddisfa i suoi clienti non solo nella vendita ma anche nell'assistenza e più avanti vi descriverò la mia esperienza.

Alcuni di voi staranno pensando che Amazon e altre piattaforme online stanno condannando alla chiusura i negozi fisici. La domanda va posta in maniera diversa. Il mercato cosa è? Deve essere un sistema che crei lavoro e sostentamento delle imprese in difficoltà oppure deve essere una contrattazione dove si è in due. Uno che da qualcosa e l'altro che riceve qualcosa affinché entrambi siano soddisfatti? Se uno dei due non lo è bisogna comunque sostenere il sistema perché dietro ci sono famiglie in difficoltà? Io quindi dovrei utilizzare un sistema che non mi soddisfa perché devo socialmente sostituirmi alle lacune dello Stato? Beh non me la sento grazie. Perdonate questo mio egoismo ma chi non lo è in fondo? La nostra cultura è profondamente individualista, ognuno pensa in prima battuta a se stesso e secondariamente, se avanza qualcosa, agli altri. Pertanto se i negozi non sono in grado di soddisfare allo stesso modo i clienti è giusto che stiano alle leggi del mercato e che, se necessario, chiudano.

Veniamo dunque ai motivi per cui acquisto quasi esclusivamente su Amazon.

Primo fra tutti è l'assistenza. Si esatto. Sembra assurdo ma anche se raramente e in casi particolari, l'assistenza Amazon è estremamente efficace, gentile o onnipresente quasi 24 ore su 24 (non ho provato oltre mezzanotte). Il personale che risponde sembra sia il risultato di master universitari di psicologia e marketing. Giuro che non ho ancora conosciuto nella vita reale delle persone gentili e disponibili come loro. Mi mettono a mio agio ancor prima che esponga loro il mio problema e mi rassicurano che si arriverà ad una soluzione. Dopo aver discusso con loro mi sento addirittura meglio, come se avessi fatto una seduta dallo psicanalista. L'assistenza inoltre supplisce anche a quella dei produttori degli oggetti in vendita. Più avanti lo capirete quando vi racconterò l'acquisto di un prodotto Philips.

Il secondo punto a loro favore è la consegna. Se si ha poi Amazon Prime allora puoi anche ordinare la sera alle 18 e averlo l'indomani alle 11 del mattino (testato!!). Se sei poi fortunato come me e vivi in una città abbastanza grande da avere dei punti di ritiro (Amazon locker) allora puoi tranquillamente stare fuori casa. L'oggetto arriverà direttamente nella tua cassetta postale (aperta molto spesso ininterrottamente dalla mattina fino a sera) che potrai aprire con un codice numerico ricevuto via email o sms. Le garanzie sulla consegna poi sono strepitose. Se il venditore (può essere un ospite di Amazon che usa la sua piattaforma) commette errori allora interviene Amazon a garantirne e aumentarne l'affidabilità (ho provato anche questa esperienza).

Il terzo punto è ovviamente la piattaforma stessa che è strutturata in maniera quasi* impeccabile e fornisce servizi di ogni natura. Ovviamente i prodotti (vi è tutto quello che puoi trovare nei negozi fisici), poi vi sono dei servizi come Amazon Video (una ricchissima biblioteca di film e serie tv), Amazon Music, Amazon book....spazi foto, video ecc ecc non sto qui a elencarvi tutto quello che potrete trovare. Ovviamente è possibile anche essere venditori. L'app è perfettamente funzionante e si integra col sito.

Il quarto punto ma non meno importante, anzi, forse è stato questo ad aver decretato la sconfitta del resto del mondo della vendita. Il RESO. Ogni prodotto, soprattutto se è un prodotto venduto direttamente da Amazon, ha un reso completamente o quasi completamente gratuito ed è sostenuto da una miriade di punti fisici dove andare a consegnare i prodotti (per i fortunati che vivono in un centro urbano).

Il quinto punto è il costo. Mediamente i prodotti su Amazon sono molto convenienti. Ad esempio i prodotti Apple che hanno un prezzo imposto e che troverete uguali in tutti i negozi fisici. Su Amazon vi è una piccola riduzione, non esiste da nessuna altra parte.

Passiamo dunque alla mia esperienza. Dopo aver letto queste casistiche non potrete che riconoscere la supremazia di Amazon su tutti gli altri.

Esempio 1. Alcuni anni fa comprai su Amazon da un venditore terzo, un semplice cittadino, un prodotto di seconda mano. Un tablet apple. Bene, dalla descrizione che il venditore mise su Amazon il prodotto avrebbe dovuto avere delle caratteristiche. Lo comprai ma alla consegna mi accorsi che non era così. Decisi così di restituirlo ma il venditore, da me contattato, inizialmente oppose una certa resistenza dichiarando le scuse più inconsistenti e non voleva accettare la mia richiesta e quindi la restituzione del prodotto. Ho contattato l'assistenza Amazon che intervenne e costrinse il venditore a riprendersi il prodotto. Amazon si scusò perfino al posto suo. Spedii il prodotto a spese del venditore perché l'errore fu suo ma dopo qualche mese non arrivava il rimborso. Contattati il venditore che dichiarò di non averlo ricevuto. A questo punto chiesi al corriere (Poste Italiane ahimè) di darmi la prova di consegna. Bene. La ricevuta aveva come firma un cognome scritto a stampatello. Protestai così anche con Poste Italiane ma non si arrivava a nessuna conclusione perché per Poste Italiane era consegnato mentre per il venditore no. Non so chi avesse ragione ma a risolvere la situazione fu Amazon che intervenne su mia protesta e mi rimborso il dovuto. Non so come è andata a finire, se mai Amazon abbia preso provvedimenti nei confronti di Poste Italiane o del venditore ma il mio problema era stato risolto. Amazon, figura terza, aveva deciso che un proprio iscritto che aveva usato la sua piattaforma non dovesse rimanere insoddisfatto e privo di garanzie. GRAZIE AMAZON.

Esempio 2. Qualche anno fa acquistai una tastiera non wireless e specifica per il mio Mac. Il costo era abbastanza alto, 49 euro. Dopo poco più di un anno la tastiera smise di funzionare e così mi recai sul sito Amazon per scoprire che il produttore dava solo un anno di garanzia. Amazon invece me ne dava due. Contattai l'assistenza che in 5 minuti mi risolse il problema: "Luciano restituiscici la tastiera a nostre spese e ti rimborseremo il 100% del costo di acquisto". Non so se avete capito bene. Dopo un anno e un mese di utilizzo restituii il prodotto ad Amazon che in meno di 5 giorni mi rimborsò 49 euro sul conto corrente. Chi altri avrebbe fatto una cosa simile? Non certo un negozio fisico, il cui unico obiettivo è fare soldi.

Esempio 3. Pochi mesi fa acquistai un piccolo elettrodomestico Philips e al momento del primo utilizzo ebbi difficoltà. Era domenica sera e come è normale a quell'ora e in quel giorno l'assistenza Philips è chiusa. Non quella di Amazon. Così contattata l'assistenza tramite chat mi seguì passo dopo passo nella soluzione del problema. Amazon sopperisce anche alle lacune altrui. Così alla luce di tutto ciò spiegatemi cari lettori per quale motivo io debba acquistare le mie cose in un negozio fisico o in altri siti se Amazon non solo soddisfa le esigenze normali ma ne da di aggiuntive? Voi direte, beh, Amazon non paga le tasse dovute nel nostro Paese, tratta i lavoratori come automi ecc ecc. Anche se ciò fosse vero, e forse in parte lo è, non possiamo però non sottolineare che Amazon svolge una funzione sociale a mio parere. Sopperisce a lacune dello Stato. Ebbene si, mi spingo a dire che si sostituisce allo Stato. Un cliente turlupinato viene protetto come se ci fosse un servizio d'ordine, una magistratura. Nella normalità dovremmo rivolgerci dapprima ad associazioni dei consumatori, a Striscia la notizia e Report, poi ricorrendo ad un organo extragiudiziale e infine alla magistratura per avere riconosciuti i nostri diritti. Amazon mette a disposizione dei clienti la propria muscolatura e forza, evitandoci tutto ciò. Pertanto se il costo è quello di avere un favoritismo fiscale e un trattamento dei lavoratori non proprio all'altezza degli standard internazionali...beh si, accettiamolo. Se i servizi che dovrebbe fornire lo Stato sono stati assunti da Amazon che segue il proprio cliente evitando che ci siano truffe e conflitti tra venditore e acquirente, allora si lo accetto.

Dio benedica Amazon.

*Dico quasi perché ahimè qualche pecca esiste. Vi sono infatti molti prodotti fake e altri che costano qualche centesimo. Nonostante le mie segnalazioni Amazon non è ancora riuscita ad applicare un algoritmo che ne permetta la pulizia.

scritto da on Ambiente, Attualità, Diritti umani, Economia e finanza, Politica, Riflessioni d'autore

Nessun commento

GretinettiErano gli anni 80 e in tutta Europa la parola unica era risparmiare, riciclare, riusare. Insomma no al consumismo. Ovunque vi erano movimenti ambientalisti che lottavano contro l'inquinamento e combattevano il superfluo. Ora tutto è cambiato. Ora tutti voi siete cambiati senza accorgervene. Lo siete perchè se da una parte guardate Greta Thumberg con gli occhi lucidi poi, in realtà, quando spegnete la tv, il vostro timore è: "Ce la farò a permettermi il televisore nuovo ultra HD 4K?". Legati ai vostri privilegi ma apparentemente vicini a quella ragazzina di 17 anni che con voi non ha nulla da spartire.

Un mondo in cui ogni decisione passa dall'economia. Se sia giusto limitare l'uso della plastica? Si ma se limitiamo la plastica le aziende chiuderanno e perderemo molti posti di lavoro, quindi si alla plastica. EX ILVA è super inquinante, si ma dobbiamo aprire perchè altrimenti si perderanno posti di lavoro, la salute non è una priorità. A Ottoemezzo, Oscar Farinetti, patron di Eataly: "Dobbiamo sostenere il consumismo, per difendere i posti di lavoro serve consumare, vendere il superfluo, si, viva il superfluo". Ecco l'ultimo imprenditore pseudocomunista.

Una situazione insomma dove la politica non decide più. Se una decisione deve essere presa deve essere valutato l'aspetto economico, l'etica, la salute e i diritti umani non contano più nulla.  Così oggi è una escalation di limitazioni alla libertà nel mondo. In Europa abbiamo in incubazione diverse dittature con la Russia accanto a sostenerle.

Condanne a morte nel mondo per cose che sarebbero inimmaginabili da  noi, come una canzone sull'amore. Ma l'Europa è impegnata altrove, ha un problema, il PIL.

Amnesty International

Tutto è finalizzato ad aumentare il PIL, alla crescita, quindi bisogna consumare. Ogni cosa è prodotta a scadenza e ogni anno i vestiti, il telefono o il tv sono da cambiare. Tutto è reso al nulla e tutto è finalizzato a produrre denaro non servizi e progresso. Il denaro quindi è il fine di ogni scelta politico-economica, quando un prodotto agricolo non conviene venderlo, perchè abbasserebbe il prezzo, allora va distrutto. Vallo a spiegare ai paesi del terzo mondo che vivono nella fame con pochi euro al mese.

Il nulla quindi avanza, tutto non ha valore, i beni finiscono, i poteri cambiano ma l'economia è sempre lì, deve crescere. Il più grande filosofo italiano, Umberto Galimberti, lo spiega benissimo, viviamo in un periodo nichilista dove tutto è ridotto al nulla dove i valori di libertà e diritti umani, etica e felicità, sono secondari al denaro. E a dirigere tutto, persino l'economia, è la Tecnica, che persegue se stessa, volta a raggiungere grandi risultati con l'impiego minimo dei mezzi. Nella sua corsa inarrestabile non ha importanza conoscere gli effetti futuri, non importa, la Tecnica guarda al presente.

Ma le conseguenze di questo percorso, a mio parere sono inevitabili, sarà un conflitto di civiltà tra occidente e resto del mondo. Da una parte l'occidente (circa 20% della popolazione mondiale) che va avanti mantenendo il proprio stile di vita sfruttando l'80% delle risorse mondiali (Distribuzione della ricchezza nel mondo). "Basta che un cittadino indiano mangi una scodella di riso in pù che tutto va in malora" dice Galimberti. Ma dobbiamo crescere. Per andare dove? Si alzerà una barriera economica che non servirà ad ostacolare le popolazioni più povere del mondo che inevitabilmente migreranno verso dove c'è più benessere. Loro crescono demograficamente ma noi no, anzi la natalità decresce. Due sono le soluzioni: alzare muri per impedire che arrivino sfruttando sempre più i loro territori per mantenere il nostro livello di vita oppure rinunciare alla crescita. La Cina sta andando in direzione della prima ipotesi comprando territori in altri continenti come l'Africa. Noi vogliamo alzare muri? Per quanto dureremo dietro le barricate?

Era il 2005 quando il movimento di Grillo sbandierava la decrescita felice. Allora però non  era un movimento politico e non doveva rispondere alla gente. la gente che non è pronta a rinunciare ai suoi privilegi.

Inutile lottare, l'istinto umano è riprodursi, la popolazione umana crescerà ma le risorse sono sempre quelle. Molti di noi dimenticano (forse non hanno elementi di ecologia) che se in un sistema ecologico una popolazione supera il livello "k" di sfruttamento delle risorse e determina uno squilibrio, tutto traballa. La popolazione deve migrare verso altre regioni dove ci sono altre risorse oppure subirà un calo demografico. Noi viviamo su un pianeta e non possiamo andare altrove (a meno che non si scopra un pianeta simile alla terra e raggiungibile). Le risorse nel contempo sono limitate e non indefinite. Quando questo equilibrio salterà  ci saranno sconvolgimenti globali, migrazioni e guerre per l'accaparramento delle risorse rimaste.

E poi ci siamo noi, desideriamo che qualcuno ci salvi, con la mente verso Greta si ma con la mano stretta al portafoglio. Con le nostre radici cristiane che affondano nei valori di solidarietà e fratellanza ma nel contempo con la bava alla bocca quando ci toccano i nostri privilegi. Citando la canzone dei Negrita, Il libro in una mano e la bomba nell'altra.

scritto da on Politica, Riflessioni d'autore

Nessun commento

Omologazione

 

 

Una delusione. Profonda delusione. Non avrei mai pensato di dover abbandonare un movimento politico che mi ha così coinvolto e cambiato. Era fine 2005, mi trovai fresco di concorso a lavorare a Palermo, quando scoprii il Blog di Beppe Grillo. Le sue idee furono per me le parole giuste al momento giusto. Era un periodo in cui non avevo più fiducia nella politica, o meglio, nei politici. "Fuori i pregiudicati dal parlamento, no al finanziamento pubblico dei partiti, no a quello dell'editoria, no al professionismo nella politica......" furono un toccasana, il mio pensiero era diventato blog e pubblico. Un personaggio famoso, Beppe Grillo, lo aveva portato in auge e non ci pensai due volte a cavalcarlo. Mi iscrissi immediatamente e quasi subito iniziai a frequentare i meetup, prima in rete e successivamente nelle sedi fisiche. Conobbi tanti ragazzi come me che, delusi dalla sinistra, volevano portare un pò di etica, questa sconosciuta alla destra. Oggi non sembra ma allora tutti noi, poche migliaia in tutta Italia, venivamo per il 90% dalla sinistra che era stata incapace di moralizzare la politica italiana. La corruzione imperversava (non che ora ne siamo usciti) e i pregiudicati  in Parlamento erano circa 23. Organizzavamo molte iniziative politiche di contrasto alla politica corrotta ed eravamo, me lo ricordo benissimo, in imbarazzo nel farlo con esponenti della sinistra. Ci veniva molto più semplice con la destra berlusconiana che ci dava molte soddisfazioni in termini di punti deboli. I V-day ebbero molto successo. Raccogliemmo moltissime firme nelle iniziative referendarie. La gente vedeva in noi una speranza. Mi ricordo che per la raccolta di firme per un referendum di iniziativa popolare (300 mila in un giorno) la gente faceva le file sotto il sole coi bambini in braccio. Era incredibile. L'entusiasmo era alle stelle. Venne poi l'8 settembre 2009 a Rimini, il giorno della nascita del M5S. Il punto di svolta che mi lasciò un pò basito. Non ritenevo allora che fosse il momento giusto per diventare grandi e scendere in politica. Mancavano le figure che ci avrebbero rappresentato, il movimento non aveva quelle professionalità da mandare in parlamento. Ero inoltre scettico, come poteva un movimento da bastonatore della politica diventare esso stesso politica. Come potevano i meetup (attivismo puro) differenziarsi dal movimento politico. Grillo a Rimini fu chiaro: "Una cosa sono i meetup, un'altra il Movimento 5 Stelle". La storia invece non confermò la linea di Grillo. Fu tutto una commistione. "Raggiungeremo il 100%" disse Beppe. Il significato era chiaro. L'idea era di cambiare la politica dall'interno. Aprire la famosa scatoletta di tonno. Le elezioni, per la gioia di Fassino, furono un successo. Nel 2013 si iniziò con un 25%. Era il famoso boom. Subito però vennero fuori le lacune. L'inesperienza da una parte e la sfrenata voglia di restare attivisti ed estranei a quel mondo che tanto si era condannato. Questo fece emergere le difficoltà nel voler applicare un comportamento da bastonatori ad un mondo in cui loro stessi ne facevano parte. Fu l'inzio del declino. Via via col passare degli anni, i principi che avevo sempre sbandierato iniziarono a vacillare. Innanzitutto moltissimi che dello spirito grillino ne avevano ben poco salirono sul famoso carro. Da poche migliaia diventammo centinaia di migliaia. La poca affinità venne fuori al momento della restituzione di parte dello stipendio. Il primo scandalo. Poi vennero fuori le altre, come quelle di dover applicare la fermezza nelle indagini giudiziarie. La linea etica divenne così molto meno rigida. Oggi 2018 il punto di svolta. Il "mai alleanze con nessun partito" va in fumo e nasce il governo M5S-Lega (nord per l'indipendenza della Padania). Non solo, il carroccio è il primo partito condannato per frode (la questione dei rimborsi elettorali ricevuti indebitamente). L'alleanza con un partito condannato fa cadere un altro punto fermo. Ma questo è solo l'inizio. La politica dell'alleanza con la Lega (nord per l'indipendenza della Padania) porta ad una regressione dell'Italia sul piano dei diritti, primo fra tutti la lotta all'omofobia e il riconoscimento delle unioni civili. Prima con le dichiarazioni del Ministro per la Famiglia Fontana e poi con l'intervento di Salvini sulla carta di identità, via genitore 1 e 2 e dentro padre e madre. Poi tutte le dichiarazioni sui migranti che hanno provocato una escalation di reati a sfondo razziale. Questo è troppo. Un movimento rivoluzionario che via via si è sempre più omologato ingoiando rospi su rospi col risultato di portare l'Italia verso l'esclusione e non l'inclusione, verso la regressione dei diritti e non la loro estensione. Non riconoscendomi più in un movimento che tanto mi aveva conquistato, ho deciso di chiudere ogni rapporto. Mi sono così cancellato da tutti i siti ufficiali. Adesso sono anche io dalla parte dei critici, sono diventato il bastonatore della politica ma da "nemico" del M5S. E' stato, a mio parere un errore molto grave. Fare un governo con il partito più vecchio attualmente in parlamento. Proveniente dalla prima repubblica, condannato e profondamente di destra, ben lontano quindi dalle radici del M5S. Un partito che ha l'obiettivo di escludere e non includere. Non solo faccio riferimento alle politiche sociali. Il nome infatti presente nello statuto della lega è "Lega nord per l'indipendenza della padania". Il mio pensiero infatti è il seguente. Alla lega in realtà non interessa il Paese ma il nord. Salvini ha capito che coi "fucili" di Bossi non avrebbe mai ottenuto la secessione e nemmeno il tanto agognato federalismo. La lega arroccata nel nord non avrebbe mai ottenuto i numeri per raggiungere il vero obiettivo. Le riforme costituzionali, anticamera della secessione. Quindi via la parola "nord", via padania, poi quella "no euro". Di secessione non se ne parla più e l'antimeridionalismo viene messo da parte ma nello statuto resta tutto immutato. Il nemico infatti non è più il meridionale, serve un capro espiatorio a cui dare le colpe dello sfacelo italiano, gli stranieri, pochi ma molto cattivi. E mentre col rifacimento (esteriore) del look la lega ottiene consenso (l'italiano infatti ha la memoria da pesce rosso), il M5S lo perde. Così avremo la lega in ascesa, il M5S in declino e alle prossime elezioni la destra di Berlusconi e Meloni sarà ben contenta di avere un leader che rasenta il 40%. E se molti obiettivi del governo con i 5stelle non verranno raggiunti non importa, sarà stata colpa dei cattivi di Bruxelles o dei poteri forti che si saranno messi di traverso per impedire il "cambiamento". Così Salvini comunque ne uscirà vincitore e il terreno sarà pronto per il vero obiettivo....la secessione. Io lo so che andrà a finire così, io l'ho capito che si vuole emulare la Catalogna ma qui le cose andranno molto meglio. Non c'è un premier presidenzialista con una costituzione militaristica che impedirà la presa di Roma. Qui la strada sarà spianata.

 

scritto da on Riflessioni d'autore

Nessun commento

A mia madreLa mia vita è stata sempre un conflitto tra la voglia di razionalizzare, essere coerente per dimostrare a me stesso e agli altri di avere una linea  e rispettarla, e il bisogno di lasciarmi andare per vivere qualcosa di emozionante, un sentimento. Il rapporto con te, MAMMA, è stato questo. Non ricordo esattamente la mia infanzia ma la mia adolescenza fu sempre un conflitto con te. Tu mi reprimevi e limitavi. Eri un ostacolo e non vedevo l'ora di aggirarlo. Mia sorella e mio fratello erano un appoggio e in loro vedevo un'isola dove rifugiarmi dopo continue discussioni coi te e mio padre. Lui era assente e tu invece eri troppo presente, invadevi la mia esistenza e limitavi la mia libertà. Le mie amicizie erano per te un problema, eri molto gelosa delle tue cose e invitare qualcuno a casa era praticamente un imbarazzo costante. Col passare degli anni maturava in me la voglia di andarmene e quando trovai lavoro fui felicissimo. Finalmente ero fuori dal nido, potevo fare quello che desideravo senza chiederti il permesso.

Non sono stato sempre così, la mia vita subì uno scossone a 13- 14 anni circa. La scintilla è stata il liceo. Il conflitto con realtà e mentalità diverse mi travolse, dovetti passare da un ambiente piccolo e chiuso come quello del mio paesino ad una cittadina un pò più aperta e dove tutto era per me nuovo. Fu molto dura e cambiai di netto. Dal tipo divertente, spensierato e sempre allegro a taciturno ed evasivo. Pensai addirittura al suicidio, vedevo (e vedo ancora) la vita come un problema, un tragico evento, una sofferenza e mia sorella, che nel frattempo capì la mia situazione, mi fu d'aiuto. Ero molto legato a lei a quell'età, subì un trauma quando dovette lasciare casa per andare a lavorare in Piemonte. A te e mio padre imputavo la colpa della mia esistenza e dei miei problemi esistenziali.

Venne il giorno in cui abbandonai casa per il lavoro e l'indipendenza diede slancio alla mia vita. Col passare degli anni però il rapporto con te cominciò a cambiare. Tu invecchiavi sempre più e i tuoi problemi di salute, che da un lato ammorbidirono il tuo carattere rendendolo a mio parere migliore e più umano, svegliarono in me la parte latente a lungo in penombra e repressa da quella razionale. Vederti in quelle condizioni mi fece riavvicinare a te. Non sapevo come fare per alleviare le tue sofferenze, potevo solo starti vicino e aiutarti in piccole cose. Da una parte volevo esserti vicino ma ciò mi provocava dolore e infelicità nell'impossibilità di esserti d'aiuto. Dall'altra non vedevo l'ora di starti lontano, non vederti nelle tue difficoltà odierne, non sentire i tuoi continui lamenti era per me un sollievo. Ecco perchè ti facevo qualche visita e dopo pochi giorni fuggivo via. Non ti telefonavo mai perchè non sapevo cosa dirti e non volevo torturarmi con la tua presenza. Insomma vivevo un conflitto con me stesso, tra l'istinto e la ragione.

Ed ora che non ci sei più...MAMMA... solo ora comprendo cosa sarà la tua mancanza, quell'istinto che tutti abbiamo, che ci fa amare inconsapevolmente chi ci creato e che mi ha dato le uniche carezze senza nulla pretendere. Adesso che ti vedrò solo nei miei ricordi sarà ancora tutto più triste e infelice. Piangevo anni fa quando ti lasciavo all'ospedale dopo l'ennesimo intervento chirurgico. Piangevo quando ti lasciavo finite le mie ferie. E piango adesso che non ci sei più.

 

scritto da on Attualità, Riflessioni d'autore

Nessun commento

Vivere insieme ... morire da soli

Vivere insieme ... morire da soli

La premessa di questo articolo riguarda la solidarietà e il motivo per cui la maggior parte delle persone sceglie di vivere insieme, accalcate come formiche nello stesso alveare urbano. Perchè decidiamo di ammassarci insieme invece di acquistare una casettina alle pendici di qualche collina o in cima ad una montagna e isolati da tutto e tutti? Sarà il bisogno di avere comodi servizi? Sarà il bisogno di uscire, sentire la presenza di calore umano a confortarci e rassicurarci? D'altra parte la sera si esce per fare una passeggiata, non si va in luoghi isolati ma si va in posti affollati, si evade dalla tranquillità del proprio focolare domestico per immergerci in un mare di individui. Finchè tutto è normale tutti siamo solidali, "Prego...prima lei", "Buongiorno, ha bisogno di una mano?". Se però uno di noi è vittima di un episodio di violenza allora scatta la paura e predomina l'egoismo. Non importa se un giorno potrebbe capitare a me. Meglio farsi i fatti propri. Che mi frega se stanno picchiando quello, se stanno violentando quella. Chi me lo fa fare. Episodi di questo tipo sono molto frequenti, ne ho letti, ne ho visti in tv e internet. Questa volta però l'ho vissuto in prima persona. Non avrei mai immaginato di dovermi confrontare con me stesso, con le mie paure.

E' il 16 febbraio 2017, a Pisa è una bella giornata nonostante la stagione, sono passate da poco le 15:00 e sono uscito dal mio ufficio per andare a casa. Mi reco alla fermata dell'autobus, la LAM BLU.  La fermata vicino a Mediaworld in Via Matteucci, zona Cisanello.

Fermata Matteucci 2

Fermata Matteucci 2

Ad aspettare l'autobus vi è un'altra persona, un ragazzo sui 30 anni, alto circa 1 metro e 80, testa rasata e vestito in maniera trasandata, gioca col cellulare e ascolta musica. Qualcosa mi dice che non è una persona comune, canta e parla da solo. Arriva l'autobus e saliamo dalla porta anteriore. Ci spostiamo verso la parte posteriore dell'autobus mentre le persone scendono dalla porta centrale. Uno di loro, uno straniero, forse per paura che si chiudano le porte, si appresta frettolosamente a uscire e nel farlo spintona rudemente una signora facendole cadere la valigia a terra. Un episodio che capita frequentemente e che mai avrei pensato potesse scatenare l'ira, la violenza, la voglia di sangue di qualcuno. Ebbene è successo. Il ragazzo prima lo insulta, poi, accorgendosi che l'uomo era straniero, forse originario di un paese dell'est europa, scende dalla porta centrale, lo raggiunge e lo colpisce ripetutamente con pugni alla testa, al volto facendolo cadere a terra. Tra insulti e pugni la sua rabbia non si placa, colpisce con calci alla testa l'uomo che ormai è a terra inerme. Il tutto sotto gli occhi  atterriti di circa 20 persone presenti sull'autobus. La gente urlava "basta, basta" ma la violenza continuava. Nessuno che uscisse dall'autobus a frapporsi tra il carnefice e la vittima per salvare quest'ultimo da una possibile morte. Non avevo mai assistito ad una così tanta violenza, cruda e sotto i miei occhi. Ormai l'uomo era in balia del suo aguzzino, che continuava a colpirlo alla testa. Preso dalla paura che potesse ucciderlo sono sceso dall'autobus e mi sono frapposto tra i due per calmare il ragazzo,  sempre più eccitato e inebriato come se si alimentasse dalla stessa violenza, impedendo così che potesse finire in tragedia.  Il mio intervento non è stato mosso da coraggio ma dalla paura che quel pover'uomo fosse ucciso.  Non ho pensato che avrei potuto rischiare qualcosa ma quando l'indifferenza e la paura generale prevaleva sulla solidarietà mi sono mosso. Così grazie al mio intervento tutto ha avuto quasi fine. L'uomo aggredito intanto, sotto shock e incapace di parlare, perdeva sangue dalla testa e aveva ferite sotto l'occhio da cui fuoriusciva copiosamente sangue. Ho cercato di tamponare le ferite con dei fazzolettini e nel frattempo ho detto all'autista, una donna: "Chiami l'ambulanza e anche la Polizia". Il giovane aggressore sentita la parola Polizia comincia a inveire contro di me e minacciarmi. Sosteneva che quella "gente di merda", "quegli zingari vanno eliminati". Così la paura prevale su tutto e nessuno riesce a chiamare la Polizia ma solo l'ambulanza. Un intero autobus sotto controllo da un pazzo furioso. Così l'autista, rassicurando il malcapitato di aver chiamato l'ambulanza, chiude le porte e si mette in marcia. Mentre l'autobus lascia la fermata, il ragazzo continua a inveire contro di me e contro la vittima insultandolo. "Pezzo di merda, devi morire", e a me: "Prima gli italiani, sei italiano vero?" Io: "si si, certo, sono Italiano" e per calmarlo continuavo ad assecondarlo dandogli ragione su tutto. Capivo infatti che una qualsiasi parola contraria o lontanamente non coincidente coi suoi "principi" potesse nuovamente far ricrescere la rabbia che pian piano stava scemando. L'autobus intanto proseguiva e i suoi occhi minacciosi incrociavano in segno di sfida i miei. Non avrei mai immaginato però che tra la gente si levasse un segnale di complicità. Un ragazzo, non credo per paura, gli sorride e gli da pure il "cinque"dimostrandogli comprensione e sostegno alle sue astruse idee di giustizia. Decido così di scendere anticipatamente dall'autobus per evitare che la sua fermata coincida con la mia. Non vorrei infatti che scopra dove abiti, meglio evitare. Ho anche un'altra idea, scendere per chiamare la polizia. Lo faccio subito, compongo il 113 ma risulta occupato. Faccio il 112 e racconto tutto. Poco dopo mi richiama la polizia, hanno notato il mio cellulare sulla chiamata. Rispiego il tutto ma mi confermano che nel frattempo anche l'autista li aveva avvisati, forse il pazzo era sceso dall'autobus.

Il terrore, la paura quindi ha avuto il sopravvento sulla solidarietà e sulla pietà. Chissà magari un velato sentimento di razzismo ha reso il tutto ancora più facile. Tornando alla premessa mi chiedo quindi che senso abbia vivere tutti insieme se poi nel momento del bisogno siamo da soli?

PS: Che strano trovarsi da siciliano su un autobus pieno di persone che non vedono, non sentono e non parlano. Non è di certo un luogo comune.

scritto da on Attualità

Nessun commento

Più sento gli altri e più mi rendo conto della mia superiorità. Nell'ultimo mese vi sono state due discussioni in rete che hanno acceso gli animi tra l'Italia e l'Europa. La prima è stata la questione Nutella Si Nutella No. L'altra invece riguarda la questione sull'utilizzo in Italia del latte in polvere nella produzione di formaggi e latticini vari.

Cosa contiene la Nutella

Cosa contiene la Nutella

Quando il ministro dell'ecologia francese Ségolène Royal fece la sua crociata contro la Nutella (vedi articolo) in quanto contenente, a suo parere, un ingrediente responsabile di devastazioni territoriali e persecuzioni animali, l'olio di palma, tutta l'Italia, in testa anche politici di alto rango fecero scudo a difesa del prodotto nazionale. Così il Ministro dell'ambiente italiano Gian Luca Galletti: «Ségolène Royal sconcertante. Lasci stare i prodotti italiani. Stasera per cena... pane e #Nutella». Intervennero poi anche Greenpeace e il WWF che spensero gli animi, quasi, affermando l'ecologicità dell'olio di palma usato dalla Ferrero (vedi articolo). Moltissimi italiani trovarono, non riesco a capire dove, l'ultimo barlume di nazionalismo e in rete giù duro contro la Francia, tutti a spalmare Nutella, anche coloro che l'avevano bandita da parecchio tempo. Ma cosè la Nutella? Nessuno legge gli ingredienti. Tutti si fermano al gusto, alla bontà del prodotto e non vanno a capire come essa viene fatta. Cosa contiene? Ecco gli ingredienti in questo articolo. Il peso maggiore è lo zucchero mentre gli altri ingredienti, nocciole e cacao sono in minoranza, poi vi è il tanto discusso (vedi più avanti) latte in polvere. Uno degli ingredienti più discussi però è  l'olio di palma, un olio di bassissima qualità, sconsigliato da quasi tutti i nutrizionisti e non a caso il più economico sul mercato. Ricco di acidi grassi saturi e monosaturi, l'esatto opposto del tanto amato olio di oliva. Nonostante queste informazioni e nonostante esistano tante creme più salutari e altrettanto buone (vedi articolo), l'ondata pro-Nutella scende in campo. Si alla Nutella nonostante contenga l'olio più dannoso per la salute, più economico e di bassa qualità, nonostante contenga il 50% di zucchero e una minima parte di altri ingredienti e soprattutto nonostante venga prodotta col latte in polvere e non fresco.

Latte in polvere

Latte in polvere

Il latte in polvere. Un latte disidradato contenuto nella stragrande maggioranza di prodotti dolciari che arrivano sulle nostre tavole. Viene addirittura venduto in farmacia per i bambini. Il 28 maggio 2015 esce su tutti i giornali la notizia secondo la quale l'Europa ci chiede di uniformarci alle direttive europee e liberalizzare anche in Italia l'uso del latte in polvere nella produzione di prodotti caseari (vedi articolo). Tutti i giornali però travisano quanto chiesto dall'Europa e titolano sui loro giornali evidenziando le parole "formaggi senza latte". Da Repubblica a Il fatto quotidiano, da Il Giornale a Libero. La verità però è diversa. L'europa chiede all'Italia di modificare la legge n. 138 dell'11 aprile 1974 che prevede per i produttori italiani il divieto di utilizzo, detenzione e vendita di latte in polvere e latte ricostituito per la produzione di prodotti caseari come formaggio, yogurt e latte alimentare. In pratica mentre in tutta Europa è possibile utilizzare il latte in polvere, in Italia no. La cosa inconcepibile è che i formaggi prodotti all'estero con latte in polvere possono essere importati in Italia. Un controsenso. Perchè quindi un'ondata di scudi contro la richiesta europea? La risposta della coldiretti e di altre associazioni agroalimentari è la seguente. Ciò abbasserebbe la qualità del prodotto made in italy. Non so se questo sarà vero ma l'uso del latte in polvere dovrà comunque essere citato nelle etichette, che ognuno potrà decidere se utilizzarlo oppure no e che comunque ci saranno produttori che decideranno di rimanere fedeli al latte fresco. A mio parere quindi uniformarsi alle direttive europee è necessario e che se dobbiamo rimanere in Europa rispettare le leggi europee è fondamentale, non è possibile quindi tenerci fuori da ciò che nel resto d'Europa è accettato. Inoltre non esistono controindicazioni sull'uso del latte in polvere, secondo Marco Silano, direttore del reparto alimentazione e nutrizione dell'Istituto superiore di sanità, il latte in polvere non è sinonimo di minor qualità. E' solo latte disidratato (vedi articolo). Il formaggio senza latte quindi non esiste, i formaggi prodotti con il latte in polvere arrivano dall'estero nonostante la legge italiana, il latte in polvere è qualitativamente uguale a quello fresco, i produttori italiani potranno optare se utilizzare l'uno o l'altro scrivendolo nelle proprie etichette. Ecco perchè sono favorevole all'uso di latte in polvere. E lo stesso penso debba essere sostenuto anche dai difensori della Nutella e delle miriadi di prodotti che lo contengono.

Gli ipocriti e finti nazionalisti che sbandierano l'italianità della Nutella con olio di palma e latte in polvere per poi opporsi e difendere il burro e i formaggi prodotti col latte fresco tacciano e si informino prima di blaterare frasi senza cognizione di causa.

scritto da on Uncategorized

Nessun commento

Quante volte lo avrete sentito, quante classifiche avete scorso e visto il nostro Paese nella UE al penultimo o in alcuni casi tra gli ultimi posti. Noi siamo sempre quelli che ....per un motivo o per un altro veniamo dopo la Grecia. Quelli che veniamo condannati dall'Europa perchè non abbiamo rispettato questo o quell'altro.Quelli dietro la Grecia

Certo siamo quelli della pizza, mandolino, arte ...ma siamo anche quelli che abbiamo esportato anche la mafia. Siamo quelli del Rinascimento, Roma e la moda ma veniamo sempre descritti come quelli rozzi e senza alcun rispetto delle regole.

Allora riassumiamo un pò come e cosa abbiamo sentito dire di noi.

Iniziamo con la corruzione.

Si sono espressi sia un'organizzazione internazionale governativa (OCSE) sia una non governativa (Transparency international). Secondo l'OCSE  (vedi articolo) noi saremmo al top della corruzione in Europa, primi in classifica insomma, e ne avremmo voluto farne a meno. Anche per Transparency International  (vedi articolo) conferma questa analisi e noterete che i nostri amici di cammino sono sempre alcuni Paesi europei tra cui la nostra amata Grecia.

Un altro parametro è la libertà di stampa. Anche qui il nostro Paese non se la passa bene. Nonostante la Costituzione più bella del mondo, così affermano alcuni, siamo tra i Paesi meno liberi nel mondo. L'organizzazione non governativa Reporter senza frontiere, che si prefigge di tutelare la libertà di stampa nel mondo, ci pone nelle posizioni non proprio dignitose dopo paesi di basso livello come Corea del Sud e Cile e cosa abbastanza grave che questa volta la Grecia ci supera in Europa. Anche un'altra organizzazione non governativa (Freedom house) nel 2004 ci considerò come "parzialmente liberi" (vedi articolo).

Comunque al di là delle valutazioni che ci vedono soccombere impietosamente e delle condanne da parte delle varie istituzioni europee come la Corte dei diritti internazionali tanto per farne un esempio, la sensazione che l'Italia non spicchi per virtù è sotto l'occhio di tutti noi che ogni giorno ci lamentiamo di questo e di quello. Al di là di tutto ciò, nonostante la responsabilità sia, in primo luogo e direttamente, delle  classi politica e dirigenziale che ci governano, non possiamo che autoflagellarci visto che quando dobbiamo decidere da chi essere governati facciamo noi le scelte. La mia idea di come vedo la situazione è molto semplice. Ogni cultura ha i suoi pregi e difetti, ha la possibilità di decidere del proprio destino e se questo è il nostro non è perchè ce lo impone la Germania o la Svezia ma perchè lo creiamo noi. Noi votiamo, noi dichiariamo le tasse e noi ci comportiamo in un modo piuttosto che in un altro quando camminiamo per strada. Per questo se l'Italia è in questa situazione la responsabilità è di tutti noi, insomma, ci meritiamo quello che abbiamo perchè siamo quello che siamo. Per risolvere i problemi globali del nostro Paese dobbiamo prima di tutto contribuire nel piccolo a risolvere i nostri personali. Attraverso i piccoli gesti quotidiani e considerare che quello che accusiamo nell'altro non sia presente in noi stessi. Metterci nei panni degli altri e riflettere a volte aiuta a lanciare meno pietre e cambiare i nostri comportamenti.

Quindi alla fin fine dobbiamo tifare per noi stessi e anche per la Grecia, perchè se la Grecia fallisce non ci sarà più nessuno dopo di noi.