Palermo…giuda di se stessa.

Lug
2009
30

scritto da on Palermo

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Sono passati 17 anni.  Alla vigilia dell'inizio della manifestazione in occasione della strage di Via D'Amelio (venerdì 17 luglio) non ero molto pessimista, diciamo che lo ero moderatamente. Pensavo che sarebbe sì stata una partecipazione blanda da parte della città per chiedere verità, per chiedere giustizia su fatti ancora avvolti da molti misteri, ma l'assenza quasi totale agli eventi dei cittadini palermitani mi ha davvero suscitato da un lato rassegnazione e dall'altra rabbia. Rassegnazione per l'andamento discendente  alla partecipazione di iniziative antimafia, rabbia perchè nonostante dei concittadini siano stati uccisi dalla mafia vengono sempre più dimenticati ogni giorno che passa. Eppure la Palermo dei funerali di Borsellino aveva sfogato la propria rabbia nei confronti delle istituzioni che nulla avevano fatto per proteggere i suoi uomini. Ricordo ancora il Presidente della Repubblica Scalfaro sottratto a stento dalla folla inferocità presso la cattedrale di Palermo. Dove è finita quella rabbia? Dove è finita quella voglia di giustizia? C'è bisogno davvero di sangue per far uscire fuori la dignità di questa città? Non sono bastate tutte le vittime di ogni ceto e di ogni professione? Non è bastato il sangue versato in ogni angolo di questa città? Una Palermo costellata da monumenti, targhe, corone di fiori e strade in ricordo dei caduti vittime di mafia. Mi chiedo se sia proprio questo ad aver reso assuefatta la gente alla normalità nell'avere lapidi e nomi in ogni luogo, in ogni struttura, scuole, sale e aereoporti.
Che strana coincidenza, 17 anni, venerdì 17, ultimo giorno in cui ho sentito un barlume di ottimismo. E' finita. Non so se tornerà in me la voglia di credere in questa città. Certo non smetterò di credere nei miei ideali, di lottare in cui credo. Voglio che si sappia da che parte sto! Non sto dalla parte di chi sostiene la politica che va a braccetto con la mafia. Non sto con coloro i quali la sostengono. Non sto con chi non crede nei valori di onestà e legalità. Io sto dalla parte di chi si batte per una libertà vera, di pensare e dire ciò che si vuole, nel rispetto della costituzione. Sto con chi sostiene il principio dell'autodeterminazione per ciò che riguarda il proprio corpo. Sto con chi sosiene le energie rinnovabili o a bassissimo impatto ambientale. Sto con chi si batte per una acqua pubblica. Non sto dalla parte di chi vuole uno stato pontificio, dove le regole vengono dettate dalle sacre scritture. Potrei continuare ancora ma non vorrei perdere il filo di questo mio articolo.

Il 18 luglio 2009 quindi è scomparsa in me ogni briciola di speranza su questa città. La manifestazione di tre giorni, partita con la marcia delle agende rosse (vedi sito per ulteriori dettagli) da Via D'Amelio a Castel Utveggio, ha portato a Palermo circa 500 persone provenienti da tuttà Italia, da Pordenone a Catania, Emilia Romagna, Marche, lazio, Campania, Basilicata, Calabria e ancora e ancora. Un successo da una parte ma un fallimento e una sconfitta dall'altra per Palermo che era rapresentata da circa il 20% o poco più.

Il 19 luglio è cambiato poco, solo il pomeriggio si è avuta una maggiore affluenza ma non basta a far gridare al successo. Gli interventi di personaggi noti e cittadini semplici si susseguono in quel luogo reso tristemente noto per la morte di Pa0lo Borsellino e la sua scorta e dimenticato proprio dai condomini del palazzo dove abitava la madre del magistrato palermitano. Infatti, all'appello di stendere un lenzuolo bianco dai balconi per esprimere solidarietà alle vittime di mafia e dire no alla  criminalità organizzata, si è avuta una misera risposta. Le facciate dei palazzi erano quasi vuote, 5 lenzuoli di cui uno dell'appartamento dei Borsellino. Col susseguirsi di interventi e testimonianze sempre più lacrime scendevano timidamente sulle guance dei presenti, occhi lucidi ovunque me compreso. L'intervento che mi ha colpito di più è stato quello di Pino Masciari, imprenditore calabrese che a causa della denuncia dei suoi estortori ha subito minacce di morte e ha dovuto lasciare la sua terra per vivere in luoghi segreti con tutta la sua famiglia, il quale salito sul palco col figlio di 10 anni spiegava con molta rabbia la sua storia e le sue scelte. "Ho scelto la strada della legalità grazie a te figlio mio, per darti un futuro migliore." Un dialogo fatto davanti a moltissime persone, una vera confessione a quattrocchi fatta di parole e di sguardi tra un padre e un figlio che forse capirà tra diversi anni le scelte del padre. A stento ho trattenuto le lacrime.

Servizio su Agenda rossa
Una Palermo che crede in tutto tranne che nella legalità e nella giustizia. Una città religiosissima, il festino prima di tutto, santa rosalia è a santuzza a cui tutti si appigliano. In ogni quartiere, ma che dico, in ogni anglo di ogni isolato vi è un'icona di qualche madonna o santo. In estate è un brulicare di feste religiose ma stranamente a questa religiosità, come in tutte le zone più povere di questo mondo si contrappone una forte incidenza criminale. Non a caso Riina si dichiara credente, legge la Bibbia e nelle sue pagine i pizzini fanno da segnalibro. Strano eh! se il mondo fosse tanto onesto quanto religioso...in Sicilia ci sarebbe il paradiso in terra. Ma si sa purtroppo la religione è un modo di cercare di porre la propria coscienza a posto. Basta una preghiera per avere l'indulgenza dei propri peccati. Io non mi sento la coscienza a posto, non ho fatto abbastanza nella mia vita per la società e cerco di trovare la pace in terra e non nell'aldilà, cerco di ripagare il mio disturbo attraverso un contributo alla società. Non sarà mai abbastanza ma almeno ci si impegna. Io non sono religioso, sono ateo, non ho visto dio, la madonna, gesù, santi e angeli. Ho visto però uomini sacrificare la propria vita per la società, li ho visti nei video, nelle foto. Ho visto la loro morte tra le lamiere e le carcasse delle loro auto. Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa e se vogliamo tornare indietro nel tempo ho visto Salvo D'acquisto. Ecco io credo in queste persone che sono andate incontro alla morte con paura ma nel coraggio e la consapevolezza che non sarebbe stato vano. Io credo nel calendario dei santi laici di Beppe Grillo ma non in quello di frate indovino. Una Palermo quindi tanto religiosa quanto mafiosa, che ha scelto il ruolo di giuda ma giuda di se stessa.

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